Come sono cambiati gli italiani e come devono cambiare le aziende

I drastici cambiamenti imposti dalla pandemia hanno fatto nascere, in poche settimane, nuove routine, modalità di comunicazione e sistemi valoriali.

Uno dei punti di partenza è la lettura delle trasformazioni della domanda, per supportare scelte strategiche, di marketing e comunicazione per le imprese italiane, rivolgendosi in particolare a quelle aziende che stanno iniziando a programmare la fase 2 dopo il lockdown. Tra le evidenze emerse dai primi studi di settore, il 74% degli italiani ritiene giusto (anche se tardivo) il blocco nazionale, il 41% si aspetta un ritorno a prime forme di normalità a maggio, il 27% a giugno.

I prodotti entrati con grande entusiasmo nel carrello, come farine e lieviti, ne usciranno al termine della quarantena per almeno il 36% dei rispondenti, così come il 24% tornerà alle vecchie abitudini anche per quanto riguarda le scorte di alimenti a lunga conservazione.

I canali d’acquisto sono cambiati: la spesa online è aumentata del 10%, 3 su 4 hanno ordinato cibo da asporto, il 22% ha scelto made in Italy e filiere corte, il 20% fa attenzione alla sostenibilità, il 49% cerca di uno stile di vita salutare, il bio ha catalizzato l’attenzione del 30% della clientela non user. Se l’occasione ha fatto riscoprire i negozi di vicinato, gli italiani sembrano intenzionati a tornare negli stessi negozi a cui erano abituati prima del blocco.

La lista delle cose da fare subito dopo la fine del lockdown vede al primo posto il desiderio di riabbracciare i propri cari (49%), una cena fuori (43%), un viaggio (1 su 3) che per il 70% sarà in Italia.

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