Tre trend per il post-pandemia

La preoccupazione economica rimane elevata, ma si è ormai trovato un “new normal” pur con grande nostalgia della nostra vita precedente. Siamo ormai tutti in attesa dei prossimi step, con il progressivo allentarsi dei limiti imposti alla libertà dalle misure di prevenzione dei Governi.

Abbiamo identificato 3 grandi trend che molto probabilmente rimarranno anche dopo la fase di emergenza e che daranno nuova forma al comportamento post-pandemia: una nuova ondata di shopper online, un’era di consapevolezza e valori ed uno spostamento verso i consumi “locali”.

1) Emergerà una nuova ondata di shopper online. Già oggi con la crescita maggiore nel contesto Retail, l’ecommerce vivrà in futuro un momento positivo rispetto alle altre aree del retail, nel prossimo anno. Vediamo che anche l’utilizzo degli shopper online abituali è cresciuto in modo significativo.

• Almeno 1 famiglia su 3 (32% medio – 40% in famiglie con bambini) ha aumentato abbastanza o in modo significativo, la propria spesa online durante la pandemia.

• Una famiglia su 3 (33%) crede che in futuro la propria spesa online crescerà. Questo dato sale al 40% per gli shopper sensibili ai temi di sostenibilità e a quasi la metà (45%) delle famiglie con bambini.

Inoltre, l’accelerazione della crescita dell’ecommerce creerà nuove situazioni di mercato:

• Il 38% ha detto che continuerà a comprare dalla catena da cui acquistava prima della crisi, in negozio.

• Il 31% continuerà a comprare nuovi prodotti e servizi che ha iniziato ad acquistare durante la crisi.

Ogni brand che vorrà attivare e migliorare i propri canali ecommerce dovrà comunque essere attento alla customer experience dei propri clienti, compreso l’approccio alla sostenibilità: dovranno essere allineate ai valori del brand. Lo studio mostra che il 25% degli acquirenti online trova l’esperienza meno soddisfacente rispetto alla tradizionale visita al punto vendita fisico.

2) In arrivo un momento di aumentata consapevolezza ed attenzione ai valori. La preoccupazione economica unita al pessimismo sulla possibilità di un ritorno dell’epidemia ora in regressione, oltre alla consapevolezza dell’impatto sul lungo temine di questa grave pandemia, ci porta a pensare che le strategie di prezzo, promozione e valore aggiunto diventeranno critiche per la competizione delle marche.

• Il 45% delle famiglie ha già subito riduzioni del proprio reddito durante la pandemia (era al 38%) con un ulteriore 1 su 4 (26%) che si attende una riduzione dei redditi in futuro. C’è molto pessimismo infatti sul breve periodo. Due terzi degli individui si aspettano che ci vorrà tempo per la ripresa economica e che ci sarà un impatto di lungo termine per perdita di posti di lavoro e maggior pressione competitiva (dal 55%).

Almeno tre quarti (72%) dei consumatori sono molto o abbastanza preoccupati quando si parla di eventuale ripresa della pandemia e di reintroduzione di un nuovo lockdown. In famiglie che hanno già avuto impatto finanziario, questo dato sale al 76%.

• La percentuale di persone che dice che “farà più attenzione ai prezzi” è passata dal 59% al 68%.

• Il 45% (vs un 40%) degli intervistati pensa che le aziende dovrebbero supportare i consumatori, offrendo sconti e promozioni. Offrire sconti e promozioni è diventata la principale attesa dopo il fattore igienico di protezione dei dipendenti.

3) Focus sul “local” che diventa un movimento mainstream. Elemento già rilevante per i consumatori sensibili ai temi di sostenibilità, anche le strategie di approvvigionamento e produzione dei brand diventeranno fattori importanti per tutti gli shopper.

In tutto il mondo, i consumatori sono meglio predisposti verso prodotti locali, della territorialità. Il 65% degli intervistati preferisce acquistare prodotti e servizi del proprio paese. Questo aumenta per quelli che si considerano sensibili ai temi della sostenibilità (79%) o coinvolti (72%).

La Cina è diventata il Paese con dati più elevati sulla verbalizzazione “acquistare prodotti locali” con l’87% dei consumatori che la evidenziano, seguita dall’Italia 81%), la Corea del Sud (76%) e la Spagna (73%).

Il 42% dei consumatori dice che ora farà più attenzione all’origine dei prodotti. In famiglie con bambini questo aumenta al 52%. Un consumatore su 4 pensa che le marche che utilizza dovrebbero portare la produzione nuovamente nel proprio paese d’origine.

Prodotti cinesi e americani, in particolare sono percepiti a rischio da intervistati in altri paesi con il 60% ed il 47% rispettivamente che dicono che sono meno a favore per l’acquisto di prodotti e servizi da quei paesi.

Back to Top